
L’arte nella sua essenza più profonda è connessione coscienziale con il divino ed emanazione di bellezza ed amore. Un amore inteso come assenza di morte nel suo significato etimologico. La compassione è seme e frutto della Misericordia la cui iconografia è stata molto diffusa, seppure raramente esplicitata.
Pur non essendo una delle sette virtu’ classiche la Misericordia rappresenta l’amore in azione sia nel corpo che nello spirito. Essa può essere associata alla Giustizia o rappresentata nelle opere di Misericordia, alcune parabole evangeliche o in modo più diretto nella Madonna della Misericordia.
Nell’affresco del Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti a Siena, la Giustizia occupa un ruolo centrale nel messaggio dell’opera, mentre la Misericordia è rappresentata simbolicamente come elemento di equilibrio nell’ ordine sociale.
L’allegoria della Giustizia regge una bilancia: da una parte distribuisce pene e dall’altra beni. Sopra la Giustizia si trova la Concordia, garantita proprio dall’equilibrio giusto della Misericordia.
Con-cordis, con il cuore è l’essenza di questa virtu’ che rappresenta la via maestra del cammino cristiano. Lo stesso Papa Francesco ha intitolato il giubileo straordinario del 2016 Misericordia Vultus e nel suo libro « La mia idea di Arte » cita le Opere di Misericordia di Olivuccio di Ciccarello, dipinte per la Chiesa della Misericordia di Ancona agli inizi del 400 ed oggi conservata presso la Pinacoteca Vaticana.
Qui gli scartati sono raffigurati con l’aureola, identificati col Maestro Gesù e raccontati con l’espressività di matrice giottesca e la verità del 400. Le tavole rendono tangibili le parole di Cristo riportate nel Vangelo di Matteo:
Nel discorso sul giudizio le Opere di Misericordia sono il criterio per la giustizia di Gesù, per distribuire salvezza o dannazione, mentre nell’affresco di Lorenzetti la Misericordia garantisce l’ordine civile.
Le opere sono rappresentate da Olivuccio come amore in azione, sono ambientate in luoghi reali e compiute da persone vere con grande cura nei dettagli affinché le storie siano ancora più concrete. Anche i colori amplificano la profondità emotiva; il bianco del sudario e del saio per seppellire i morti, parla della rinuncia e della purezza; i colori di terra dei pellegrini assetati, accostati ai carcerati, evocano il cammino e la purificazione, grazie all’acqua. Il rosso e l’azzurro per visitare gli ammalati allude alla condizione degli infermi, sospesi fra cielo e terra, fra la vita e la morte. Il marrone nel vestire gli ignudi contrasta con i corpi, mentre il giallo dorato nel nutrire gli affamati rafforza il calore del gesto e ricorda l’oro del grano.
La più famosa tela di Caravaggio sullo stesso tema, introduce l’icona di Maria come Mater Misericordiae che appare in alto con in braccio il bambino a benedire le opere di Carità. Qui non si trova la severità della giustizia, ma la compassione della madre.
La storia dell’arte non ha rappresentato le lacrime e la commozione di Gesù davanti la sofferenza. Questo ruolo è assunto da Maria e Maddalena, le cui lacrime diventano acqua sacramentale che trasforma il dolore in Divina Sapienza.
L’ambientazione delle opere di Caravaggio non è luminosa come quella di Olivuccio, è quella oscura e opprimente dei vicoli. Le scene sono mischiate, le azioni concitate come mosse dal turbinio degli Angeli e dall’apparizione di Maria. Luce e tenebre danzano freneticamente. in alto, i due angeli, uno col manto bianco, e l’altro nero lottano l’eterna battaglia tra bene e male.
In basso le opere, armi contro il maligno, emergono dal buio, l’amore in azione è un bagliore nelle tenebre.
Il tema iconografico della Madonna della Misericordia si diffonde nel Medioevo e nel Rinascimento e vi si manifesta la protezione di Maria. La Madonna è raffigurata in piedi e frontale, con un ampio mantello aperto sorretto da angeli o dalle sue stesse braccia. Sotto il manto sono i fedeli in ginocchio o in proporzioni ridotte. La protezione del mantello era anche un retaggio dell’epoca medioevale, detto della “protezione del mantello” che le nobildonne concedevano ai bisognosi ed il cui simbolo era considerato inviolabile.
L’origine del tema si fa risalire ad una visione descritta nel « Dialogus miraculorum » di Cesario di Heisterbach, in cui un monaco cistercense vede la vergine che accoglie al riparo sotto il mantello i frati di Citeaux; da qui l’uso di questo tema nei sigilli delle abbazie a sottolineare l’identità comunitaria e la devozione alla Vergine, sotto la cui protezione si pongono i monaci. Spesso il mantello mostra la gerarchia dividendo conversi, monaci e monache, pur tuttavia ugualmente riuniti dentro il manto che ne conferma l’appartenenza.
L’uso della Vergine del manto nei sigilli ha contribuito alla diffusione di questo tema in tutta Europa fra XIV e XV secolo, soprattutto per commissioni delle Confraternite della Misericordia e dagli ordini monastici.
Celebre la pala di Piero della Francesca, appartenente al Polittico della Misericordia, commissionato nel 1445 dalla Confraternita della Misericordia di Sansepolcro e conservata nel Museo Civico. In essa Piero interpreta il tema medioevale con l’ordine formale rinascimentale. Il fondo d’oro riflette la luce senza togliere corpo alle figure, che sono racchiuse in una geometria aurea. La Madonna si erge ieratica quasi un asse colonnare fra terra e cielo, apre le braccia ed offre il mantello di protezione ai fedeli divisi secondo tradizione: a destra gli uomini a sinistra le donne. Indossa una cintura con il nodo di Iside simbolo della croce. I fedeli in ginocchio rispettano le proporzioni reali, senza negare la gerarchia. Il mantello cilindrico, l’aureola conica, il volto ovale, fondono corpo e spazio, i fedeli sono al sicuro sotto il manto che diventa un’abside.

Il ritorno del figliol prodigo di Rembrandt è diventata icona della misericordia in occasione del giubileo straordinario; in questa tela l’abbraccio del padre accoglie e sostiene, mentre il figlio si inginocchia umile e fragile. Le mani simboleggiano la carità femminile e la forza maschile che, insieme, costituiscono l’essenza della Misericordia. Il fratello in piedi è rigido, non comprende, rappresenta la giustizia umana priva di compassione. L’uomo seduto potrebbe essere la personificazione della giustizia o l’autoritratto del pittore. Nello sfondo due donne di cui una sorride, potrebbero essere la madre ed una serva. Tutti e quattro sono testimoni silenziosi di fronte all’amore incondizionato ed alla Misericordia attiva. La tela di Rembrandt è intima e raccolta: la luce calda sottolinea l’umanità dei gesti e delle espressioni. Tutto è calmo, non c’è la drammaticità di Caravaggio, non c’è lotta, solo accettazione e raccoglimento interiori.
Per finire, le opere di misericordia spirituali essendo più astratte hanno avuto poca diffusione e sono di solito rappresentate con gesti e simboli. Si trovano in manoscritti medioevali con figure allegoriche che personificano le opere o serie narrative spesso vicine alle opere corporali.
Opere spirituali come consigliare, confortare, perdonare si ritrovano ne L’abbandonata di Cabianca o nel Giovane ricco di Heinrich Hofmann o nel già citato Figliol prodigo di Rembrandt.
Altre come insegnare, ammonire i peccatori, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti si identificano con oggetti simbolici e gesti, come il libro, teschi o croci per indicare la via giusta, la preghiera, come aiuto per sopportare e, infine, figure inginocchiate con anime del purgatorio per la salvezza altrui.
La Misericordia è raccontata nei Vangeli ed, in modo più o meno esplicito permea quasi tutta l’Arte cristiana. Può essere riassunta nella figura allegorica della Carità, di solito rappresentata come un donna dalle forme generose che allatta.
Concludo questo breve percorso con l’affresco di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, parte dei vizi e delle virtu’ che si discosta dalla iconografia più comune.
Una giovane donna porge con la mano destra un cesto di frutta e con la sinistra un cuore che media il contatto con Dio. Ai suoi piedi sacchi di denaro indicano la rinuncia. Nella sua grandiosa sintesi Giotto rende la Carità anello di congiunzione fra l’uomo e Dio, raccontando in modo chiaro e senza alcun dubbio che la via della salvezza passa solo attraverso l’amore in azione e la reciprocità. Il cuore è sia ricevuto che offerto e la figura è unione di terra e cielo, come in alto così in basso.
