
Silenzio
Più della brezza
questa sera
s’ode nell’aria
il silenzio
che viene giù dal pendio,
come un fruscio di cielo,
sussurrando quiete
tra le fronde del cuore.
Chi mai ha parole
per dir quest’istante di pace?
Semmai in parole
può tradurne l’essenza.
Esso viene!
Da dove nessuno lo sa,
e perché mai
raggiunge il tuo cuore.
Per questo quand’accade nell’oggi
parla basso
chè il silenzio
si dice in silenzio.
Se vuoi
È notte.
Il silenzio
cala nel mondo.
L’uomo tace.
Parla Dio
… se vuoi.
Come una ciotola
Come una ciotola
elevo le mie mani
al cielo,
la sera.
Non sempre Dio
vi trova qualcosa;
spesso solo
il mio nulla,
e non di rado
neppure le mani;
le stesse
che lui mi tende
ogni sera,
colme d’amore,
… per me.
Auspicio
Te lo dico così:
in silenzio,
senza parole,
come quelle che
si bisbigliano all’amata
quando d’ascolto,
si posa sul tuo cuore
e d’attesa
nutre il suo silenzio:
…
Annuncio
Con lo sguardo
volto alla finestra
sta Maria
protesa alla luce
del suo cuore;
mentre, dal cielo,
la stella del mattino
le pervade il grembo
già gravido d’amore;
e lei, piena di grazia,
concepisce il Verbo,
…ancora una volta
nel silenzio del mondo.
Poëticae Mater
All’alba d’ogni giorno,
silenziosa siedi accanto a noi
ad ascoltar la voce
che sale in noi spirando.
Adagio sospingi la porta
della nostalgia sopita:
del bello, che per natura sai cerchiamo,
ti fai irresistibile richiamo.
Cielo di silenzio,
sfondo tacito
di un nulla colmo di poesia;
ideale umano di natura e grazia,
che se al tuo amore
si conforma il nostro
al pari tuo possiamo dire
col Verbo, Dio.
Chi più di te, celeste donna,
ha mai visto Dio,
sì da figurarne il volto
nel Figlio suo divino?
Chi, come te, è sì
pervasa della grazia
da plasmare con le mani
l’invisibile mistero;
da dir con la Parola
l’indicibile silenzio e
da cantar con l’essere
l’armonia dell’amore?
Tu Maria,
che della poetica arte
sei la madre.
E per questo modo tuo
di dare Dio al mondo
di fremito susciti l’attesa
nel dire il Verbo
che accade in noi.
Preghiera
Quando sopraggiunge l’ora
e la voce sua
dall’alto mi risuona,
volentieri mi raccolgo
nella cella segreta
del mio cuore;
e chiuse le porte
rimango in attesa
del suo moto.
Poi, repentino,
mentre sciolgo
gli ormeggi
dei miei pensieri,
m’accade di sentirlo venire
nella brezza lieve
del respiro.
Lui viene!
Sovente senza parole.
Sì, tacitamente,
ma viene,
perciò d’ascolto
si fa la mia preghiera.
Origliando l’Eterno
E me sto così, ogni sera,
col cuore sulla soglia del mistero,
ad origliare l’Eterno.
Non importa che tu venga.
Il mio è uno stare d’avvento,
per maturare d’attesa il presente.
Ma Tu vieni.
Gratuitamente vieni,
a colmare di gioia quest’ora.
E libero, sì,
libero mi fai di posarmi,
quando il sole si spegne,
sul tuo talamo d’amore.
E rimanere così,
silente, ogni sera,
mentre d’incanto
mi sveli il tuo cuore.
Non dire le parole
Quando la poesia accade
non dire le parole,
ché il silenzio è più loquace
d’ogni voce.
E quand’anche nella notte
la brezza, giù dal mare,
esala la sua fragranza,
tu non dire le parole.
O ancor quando la luna
posa sulle maree del cuore
il canto delle stelle,
non dire le parole.
No, non dire le parole,
non fermare il tempo,
ché l’eterno è solo un attimo,
un alito di cielo.
Tu, piuttosto,
quando sovviene l’estro
va come il viandante
coi sandali del vento,
ché la poesia è già nell’aria!
Lascia che sia il Verbo
a dirla in te.
Senza parole
Quando ti vedo,
sovente mi scopro
senza parole,
per dirti l’amore
che nutro per te.
Poi repentino m’acqueto
quando, sussurrando, mi dici:
“Perché mai cercarle
se già eloquenti
son quelle che,
silenti,
traboccano il cuore?”.
Pertanto, nel mentre
“cupido” sovviene,
non cercare le parole
ché l’amore
si dice da sé.
Poesia nomadica
Come un nomade
in cerca d’essenza
vaga ramingo il poeta
in questo deserto di bellezza
ch’è il cuore dell’uomo.
Di nulla s’appaga:
non di solo parole egli vive;
né la metrica arte
colma l’indomita sete.
Il mondo non basta,
neppure la vita,
solo nel Verbo
trova pace il suo cuore.
Sposi
Ricordi?
Quella sera d’estate
lungo la riva del fiume
quando, passeggiando,
d’intesa ci scambiammo gli sguardi
e pieni di luce
repentino tra noi l’ardore
accese come un fuoco l’amore;
lo stesso che ancora
brucia rovente nei cuori.
“Per sempre!” –
mi dicesti –:
“Pronti a morire
l’uno per l’altro”.
Ed io, solerte,
a quest’ineffabile appello,
reclinando lo sguardo,
annuii senza proferire parole,
e mai più loquente
fu quel silenzio
scaturito dal cuore.
Poi, come la piena d’un fiume,
giunse agognato quel sì:
il tuo col mio,
tesi, all’unisono,
verso l’unico corpo:
dell’uno nell’altro
in una pericoresi d’amore
che traboccante ci tolse
il respiro dal cuore.
Che mai sarà –
ci dicemmo –
la mia vita e la tua,
dove più della spola
corre veloce l’amore,
e da questo telaio del tempo
tessendo, ora,
andiamo la storia,
mentre la Vita
si dipana tra noi.
*Poesie tratte da: Cenacolo poetico. Quando la parola si fa poesia, in www.luigirazzano.com
Recensioni e critiche
“Arte e fede nella poetica di Luigi Razzano, Davide Maria Turoldo e Alda Merini … Nella poesia di Luigi Razzano assistiamo all’incontro tra arte e teologia … dove la parola diventa servizio della vita che non tramonta mai … Nella sua poesia s’intravede la possibilità di un recupero del corpo e della parola, non riducibili a qualsiasi forma di uso e consumo. In questo senso la scelta esistenziale e la via poetica di Razzano mi sembrano ancora più significative e coraggiose, perché fanno intravedere che anche nella Chiesa d’oggi il tempo è maturo per fare teologia con arte”
Prefazione a Origliando l’Eterno di Enzo Concardi
“Tra i tanti appellativi rivolti alla Madonna, questo che le dà il sacerdote artista Luigi Razzano, è del tutto nuovo: “Poëticae Mater”, Madre della Poetica. Con profondità di pensiero e ardore di fede, egli scorge la presenza della Madonna nella gestazione della poesia. La poesia, in un animo puro, è ispirazione divina che viene dall’Alto, e riflette una poetica, cioè una concezione della poesia, ugualmente pura e trasparente. Ma non sempre è così. Talora la poetica di un autore è inficiata da vanagloria, ambizione, smania di originalità. E allora l’opera di Luigi Razzano sembra additare la via sicura per evitare sbandamenti, per purificare l’intenzione e rendere limpida la poetica”.
Recensione di Maria Elena Mignosi Picone
“Mi pare di cogliere in questi versi lo stesso entusiasmo manifestato dal neo-convertito Manzoni nei suoi Inni Sacri, riferimento letterario al quale si può accostare Poëticae Mater, in specifico per alcune parti de Il nome di Maria e de Il Natale. Occorre precisare, tuttavia, che la poesia religiosa giovanile manzoniana è appesantita da numerosi inserti dogmatici e culturali, mentre lo stile del nostro autore è più leggero, terso, cristallino e sintetico”.
Recensione di Enzo Concardi
“Poëticae Mater, la breve silloge di poesie, quasi una plaquette, di Luigi Razzano, presenta una premessa dell’autore e una prefazione di Nazario Pardini, entrambe esaurienti e ricche di acribia nel loro riferimento al tema centrale dell’incarnazione e della nascita di Gesù dal grembo di Maria. Protagonista è Maria stessa e non è un caso che il poeta (che è anche scultore) con un ardente misticismo, sospeso tra trascendenza e immanenza, con un poiein, rarefatto, raffinato e ben cesellato, metta in scena la vicenda della Vergine e la poesia stessa si fa preghiera, nel divenire la stessa Madonna persona uscendo dal suo stato creaturale a partire dal suo fiat”.
Recensione di Raffaele Piazza
«I profeti / dicono nell’oggi / la presenza di Dio, / Maria / è più di una profezia: / è l’accadere di Dio nella storia». Partire dall’esergo iniziale significa penetrare fin da subito nella spiritualità del mare magnum della poesia di Don Luigi Razzano … La poesia di Razzano è rinascita, creazione, elevazione, élan vital verso il Cielo, come direbbe Paul Verlaine, «Le ciel est par-dessus le toit» … Tutto è franco, libero, apodittico, incisivo in queste poche liriche, dove lo stilema si fa asciutto e secco per incidere ancora di più l’animo del credente … Un insieme di parole e sentimenti, di patemi e logos, di sorprese e impressioni; sensazioni che danno voce alla parola fino a renderla voce del Supremo, climax finale di una ascensione verso il Cielo”.
Introduzione a “Poëticae Mater di Nazario Pardini
