Dibattiti / Chi è il pellegrino?

Chi è il pellegrino? Cosa significa oggi essere pellegrino?
Può l’arte immaginare, creare spazi di umanità e di riconoscimento dell’altro opponendosi, come ha affermato recentemente Papa Francesco, alle antinomie insensate e piene di violenza che attraversano il nostro mondo? Abbiamo chiesto ad alcuni studiosi di introdurci ad una riflessione sul rapporto tra le arti e le teologie passando per il multiforme significato del termine “pellegrino”: il migrante, l’emarginato, l’ultimo, colui che non è compreso per la lingua, per la sua identità, per la diversità culturale, per le scelte, per la religione o semplicemente perché sconosciuto o in situazione di difficoltà. Il tema, al centro della Biennale di Venezia di quest’anno, viene qui approfondito declinandolo nel legame reciproco e liberante che le arti e le teologie possono generare per rendere migliore e più umano il mondo in cui viviamo.

 
La riflessione verte intorno alla condivisione del rapporto tra arte e pellegrino e al modo in cui le arti e le teologie possono essere vie di incontro, di dialogo, di spazio di accoglienza e di ascolto verso il pellegrino inteso nel suo multiforme significato: lo “straniero”, il migrante, l’emarginato, l’ultimo, colui che non è compreso per la lingua, per la sua identità, per la diversità culturale, per le scelte, per la religione o semplicemente perché sconosciuto o in situazione di difficoltà. Ognuno di noi è nel profondo veramente straniero (peregrinus).
 
 
La via


Sul tema intervengono, nell’ordine: Secondo Bongiovanni, teologo | Veronica Petito, filosofa | Elio Cappuccio, filosofo | Demetrio Paparoni, critico e curatore d’arte | Stefano Taccone, storico dell’arte | Kika Bohr, artista.
  

Secondo Bongiovanni

sb Teologo
A Lascaux le “mani” emergono come fiori nell’oscurità della roccia: simbolo singolare di ciò che l’arte opera nell’uomo. Una grande domanda e un’inaudita sorpresa, quasi a suggello di un’umanità sempre insorgente. I nostri antenati sono arrivati fin qui e si sono arresi: consegnandosi/ci alla memoria di mani che custodiscono senza trattenere, dischiudono senza rinchiudere, come l’abbraccio di chi ama.
⪼ continua a leggere

Veronica Petito

vpFilosofa
L’esercizio del pensiero che definiamo filosofia costituisce un luogo privilegiato di ricerca del senso dell’umano. Da questa ricerca emerge una dialettica tra il potere e la giustizia che non costituisce una semplice attività ideale o intellettuale, ma cerca una realizzazione nella storia e nel mondo. Nella cultura occidentale, giustizia e potere rappresentano l’orizzonte di senso in cui si è formata la nostra civiltà.
⪼ continua a leggere

Elio Cappuccio

cappuccioFilosofo
Nel maggio del 1964 Paolo VI, rivolgendosi agli artisti nella Cappella Sistina, rilevava che molti di loro avevano preso le distanze dalla Chiesa per “andare a bere ad altre fontane”. Da ciò emergeva, sottolineava il Papa, “un linguaggio di Babele” dinnanzi a cui ci si sentiva “intimiditi e distaccati”. Tali considerazioni non conducevano tuttavia a una chiusura verso forme di creatività estranee al mondo ecclesiastico.
⪼ continua a leggere

Demetrio Paparoni

dpCritico e curatore d’arte
La difficoltà di affrontare e gestire i fenomeni migratori ha origine nella storica complessità del rapporto con l’estraneo. Il conflitto sorge nel momento in cui ravvisiamo nell’estraneo una figura che esprime valori che possono apparire incompatibili con la nostra visione del mondo. È evidente che per noi è straniero un californiano quanto un cittadino della Costa d’Avorio…
⪼ continua a leggere

Stefano Taccone

Stefano TacconeStorico dell’arte
Premetto che per me si tratta di una questione tutt’altro che facile da dipanare, e ciò probabilmente per numerose motivazioni. Come punto di partenza, non so pensare ad altro che analizzarle. Innanzi tutto, sia la mia visione dell’arte che la mia visione della religione sono assai fondate sulla storia – meglio ancora sulla geo-storia -, ovvero sulla convinzione che esistano certo dei tratti che accomunano naturalmente il genere umano…
⪼ continua a leggere

Kika Bohr

bohrArtista
Cosa vuol dire essere stranieri? Invero, intorno al termine c’è una certa confusione, di significati, di riferimenti, di interpretazioni. Che significa, ad esempio, dire semplicemente: “Viene da un altro luogo…”; dovremmo precisare da quale luogo! Se siamo a Milano, chi viene da Varese è straniero? – Eh no! è un “varesotto” che magari non sa guidare (così si diceva un tempo a Milano) ma non è straniero! E se viene dalla Puglia?
⪼ continua a leggere