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Dibattiti / Argomenti. Il perdono e la misericordia nell’arte e nella teologia

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Fotografia di Michele D’Alterio
Tra i temi dell’anno giubilare vi sono il perdono e la speranza. Il perdono come segno della misericordia di Dio, la speranza come cammino resurrezionale, festa e infine Visiodei. Come declinarli nel percorso della fede in un tempo così segnato dai conflitti sociali, dalle guerre, dai pericoli ambientali e dalle profonde trasformazioni economiche e tecnologiche, che fanno guardare al futuro con preoccupazione e incertezza? E come l’arte può accompagnare, rappresentare, testimoniare il perdono e la speranza in un clima di rinnovata fiducia nell’uomo e nel suo destino? Quale senso e valore in definitiva può avere il linguaggio degli artisti nel tempo presente?

Sul tema intervengono, nell’ordine: Franco Marrocco, artista -◊- Daniela Fileccia, critico d’arte e giornalista -◊- Don Biagio Saiano, liturgista -◊- Don Vittorio Rocca, docente di Teologia Morale -◊- Don Raffaele Ponticelli, sacerdote, psicologo-psicoterapeuta -◊- Padre Benedetto, archimandrita -◊- Don Francesco Fiorillo, Fraternità Monastero San Mango -◊- Suor Maria Gloria Riva, monaca, esperta d’arte.

Franco Marrocco

marrocco Artista
Tutto diviene chiaro alla luce dell’oscurità: ciò che la palpebra del nostro occhio sembra celare, non è che il riflesso luminoso che lega il sentire di un uomo al sentire dell’umanità. Questo è forse l’aspetto più reale della misericordia ed insieme il motore che innesca il gesto artistico. È difficile attribuire alla coniugazione di queste due unità diverse e convergenti una definizione incisiva.
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Daniela Fileccia

filecciaCritico d’arte e giornalista
L’arte nella sua essenza più profonda è connessione coscienziale con il divino ed emanazione di bellezza ed amore. Un amore inteso come assenza di morte nel suo significato etimologico. La compassione è seme e frutto della Misericordia la cui iconografia è stata molto diffusa, seppure raramente esplicitata.
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Don Biagio Saiano

saianoLiturgista
Inoltrarsi nei meandri del tema del perdono è sempre un rischio: da una parte la percezione della pratica del perdonare come un obbligo quasi asettico e meccanico dettato dal «70 volte 7» del Vangelo, con tutta la frustrazione che ne consegue e con la consapevolezza della fatica di metterlo in pratica; dall’altra parte il rifiuto del perdono…
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Don Vittorio Rocca

rocca.Docente di Teologia Morale
Non si può parlare di vita cristiana se non si ha in sé il senso del peccato. Esso non può essere inteso soltanto in una prospettiva minimalistica o legalistica (la trasgressione di un precetto), ma va compreso come qualcosa di più profondo e volontario, che si manifesta nel rifiuto, almeno pratico, di riconoscere Dio come Dio e nella separazione dai fratelli e dal resto del creato.
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Don Raffaele Ponticelli

PonticelliSacerdote, psicologo, psicoterapeuta
Continuano a sconvolgere le immagini dei tanti morti nei teatri di guerra, spesso civili inermi, bambini, anziani… come pure quelle della violenza nelle case e nelle strade delle nostre città, specialmente tra i giovanissimi. Sono una fitta al cuore le offese e le ostilità presenti in tante relazioni e preoccupano i frequenti segnali di abbrutimento nella quotidianità…
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Padre Benedetto

benedettoArchimandrita
Gli ideali di compassione e perdono, riassumibili nella parola amore, sono posti al centro della maggior parte delle tradizioni religiose. I più grandi maestri e guide spirituali si sono adoperati per rafforzare i legami d’amore tra gli esseri umani, e molte opere artistiche, letterarie e filosofiche sono state create con l’obiettivo di edificare la comunità e ispirare a un amore più elevato.
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Don Francesco Fiorillo

fiorilloFraternità Monastero San Mango
Ho sempre immaginato il perdono come il profumo che emanano i fiori dopo essere stati calpestati. Ho sempre immaginato la misericordia di Dio come un abbraccio improvviso, inaspettato, non richiesto. L’amore vero non si merita, si accoglie. Possedere, trattenere, costringere l’altro a volerci bene ci allontana dall’Amore…
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Suor Maria Gloria Riva

Suor RivaMonaca, esperta d’arte
Rahamim, ovvero misericordia in ebraico è un plurale misterioso. È il plurale di rehem, che in ebraico significa utero. In una lingua povera, dove il superlativo assoluto è costituito da un singolare unito a un plurale (come il Cantico dei Cantici, cioè il Canticissimo, il termine rehem rahamim, indica l’utero degli uteri, ovvero l’Uterissimo, l’utero che non fallisce mai…
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