Arte e riscatto per giovani disagiati

Giovanna Via
 

L’Arte non è solo via carnale che parla ai sensi e al cuore dell’uomo, ma anche ed al contempo può diventare fattore di riscatto e di sviluppo per giovani disagiati in contesti di marginalità nonché di sviluppo economico di un territorio.
Puteoli Sacra è certamente un esempio emblematico in tal senso.
Il progetto è sorto da un’iniziativa della Diocesi di Pozzuoli attraverso la quale viene offerta un’opportunità di integrazione lavorativa e sociale a giovani e donne che hanno terminato o stanno per terminare periodi di riabilitazione presso l’Istituto Penitenziario per minori di Nisida e la Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli.
L’aspetto innovativo è costituito dal fatto che i ragazzi sono direttamente coinvolti nella gestione del Museo Diocesano locale e della Cattedrale, dedicata a San Procolo Martire, riaperta al culto nel 2014 dopo più di 40 anni di chiusura ed un innovativo restauro che ha mirabilmente valorizzato ed integrato il preesistente Capitolium romano del II sec d.C. con le strutture seicentesche della Chiesa.
Questi monumenti si trovano nel Rione Terra di Pozzuoli, un luogo incantevole, a picco sul mare, con all’interno della Cattedrale una preziosissima quadreria seicentesca, con opere – tra gli altri – di Artemisia Gentileschi, Giovanni Lanfranco, Cesare Fracanzano e Massimo Stanzione. Nel Museo Diocesano, oltre agli altri preziosi manufatti provenienti dalla untracentenaria storia della Cattedrale, è stata allestita una sala apposita dedicata proprio ad Artemisia Gentileschi con le tele dei “I Santi Procolo e Nicea”, “San Gennaro nell’Anfiteatro”, e “L’Adorazione dei Magi”.



Incontriamo don Enzo Cimarelli, presidente della Cooperativa che si occupa di gestire la biglietteria, le visite guidate della Cattedrale di Pozzuoli e del Museo Diocesano di Pozzuoli.

Don Enzo come nasce il progetto “Puteoli Sacra”?
Quali sono i ragazzi coinvolti nel progetto qual è la loro provenienza?

«Il Progetto Puteoli Sacra si rivolge a giovani e donne che hanno terminato o stanno per terminare periodi di riabilitazione presso l’Istituto Penitenziario per minori di Nisida e la Casa Circondariale Femminile di Pozzuoli. Attualmente ci sono 6 ragazzi di provenienza penale, che lavorano stabilmente con regolare contratto di apprendistato presso il sito del rione Terra, per gennaio inseriremo altri 5 ragazzi che si stanno formando. Il nostro obiettivo è di accompagnarli in questo progetto; si parte, infatti, dalla formazione base, che viene svolta prima dell’inserimento lavorativo per, poi, proseguire con la formazione continua. Il reinserimento dei ragazzi avviene proprio grazie all’ausilio di un team composto da pedagogisti, educatori e guide turistiche, seguendo il metodo Integra.»

La vostra iniziativa si caratterizza proprio per aver coniugato la valorizzazione e diffusione del bello, delle mirabili opere d’arte racchiuse nel Duomo di Pozzuoli, con la possibilità di un offerta formativa e di inserimento lavorativo a giovani con esperienze personali difficili che gli hanno portato su strade sbagliate ed a commettere reati.
Non si può, infatti, togliere a qualsiasi persona la prospettiva di un lavoro che offra loro dignità e e la possibilità di costruirsi un avvenire nella legalità ed un re-inserimento nella normale vita civile. La vostra opera tende, quindi, ad evitare- per usare un termine caro a Papa Francesco- di creare degli scartati, ma non possiamo dimenticarci delle parole del Salmo 117, “la pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo”

«Mi viene subito in mente in proposito un convegno che si è svolto lo scorso 13 e 14 ottobre a Verona, Minori autori di (C)reato. La C, racchiusa in parentesi, trasforma la sofferenza in bellezza, quella bellezza che diventa risorsa, ma soprattutto speranza. Possiamo dire che la speranza rinasce proprio dal rione Terra: una seconda occasione in questo nuovo percorso, che attraverso delle buone pratiche di prevenzione aiuta i ragazzi più fragili e deboli.»

In un contesto come quello attuale, pieno di violenza, di modelli negativi, di senso di smarrimento che sembrano a volte avere il sopravvento, c’è bisogno di gettare la luce della speranza nelle tenebre dell’umano, dell’individualismo e dell’indifferenza.
La via della bellezza ci consente di andare oltre, è una via per andare al Signore, come ci hanno ricordato i Pontefici recenti PaoloVI, Giovanni Paolo,  Papa Francesco, nei loro messaggi rivolti agli artisti. I vostri ragazzi hanno saputo cogliere quest’aspetto?
Abbiamo quindi chiesto a Sara di descriverci le sue emozioni e sensazioni davanti ad un opera d’arte.

«Per anni ho visto i quadri solo attraverso la televisione ed i libri. Quando ho avuto l’opportunità di ammirare un dipinto conservato nel Museo Diocesano di Pozzuoli è stata una scoperta, dal vivo le opere ”parlano” ed ho provato una sensazione di profonda meraviglia. Mi sono incantata ad ammirare la capacità degli artisti di catturare ed esprimere emozioni e di come hanno saputo restituirle a noi sulla tela attraverso le storie dipinte ed i singoli dettagli raffigurati. È’ un grande dono che hanno voluto farci ed in quel dono c’è tutto il loro mondo.
Mentre osservavo, in particolare, i quadri di Artemisia Gentileschi mi sono sentita profondamente coinvolta in quello che la pittora voleva esprimere ed, a seconda dell’opera, ho provato gioia, tristezza o persino una profonda riflessione. Questo mi ha fatto riflettere sulla potenza dell’Arte nel comunicare e suscitare emozioni.
Osservare i quadri del Museo Diocesano mi ha stimolato a studiare di più la storia e l’Arte. Ho cercato informazioni aggiuntive sulle opere e gli artisti e sono stata invogliata a conoscere e sapere di più, ma soprattutto mi sono sentita più ricca dentro.
Insomma, ammirare i quadri al Museo Diocesano è stata un’esperienza incredibile che mi ha totalmente coinvolta; è stato come se i quadri fossero stati realizzati per me, mi sentivo chiamata in causa in prima persona e questo è stato bellissimo.»