GuzeldalYasin Güzeldal

 

The essence of Islamic aesthetics is the hadith (the phrase of the Prophet) “Allah is beautiful and loves beauty. a principle that is constantly kept in mind by Islamic art. In Islamic art beauty becomes visible as universal order, uniqueness and unity, goodnessand the truth of Allah. This happens in an excellent way in the art of calligraphy, architecture, music and the search for beauty through abstraction of geometric shapes.

Credere in un potere supremo ed essere una persona virtuosa sono i requisiti basilari della religione e del credo. Le persone esprimono la loro gratitudine nei riguardi del loro creatore vedendo e apprezzando la bellezza divina. Del resto, le strutture architettoniche religiose, i templi, le preghiere nel culto e qualunque cosa abbia uno scopo religioso possiedono elementi estetici che mirano a riflettere proprio il potere e la bellezza divini. In tutti i libri e gli scritti sacri, ci sono forme di espressione estetica, sia visiva che espressiva. Poiché quasi tutte le religioni consigliano alle persone di testimoniare i propri doveri nei riguardi del Creatore nel miglior modo possibile. Agli artisti è affidato il compito di rivelare le sue magnifiche opere ispirandosi all’arte e alla bellezza divine, da cui traggono forza e ispirazione quasi tutte le grandi opere della storia dell’arte mondiale di tutti i tempi.

Si comprende allora quanto siano importanti le preoccupazioni estetiche in tutte le religioni. Nel pensiero islamico, la bellezza è stata inizialmente considerata come una realtà divina e un valore. La comprensione dell’hadith (cioè la frase del Profeta) “Allah è bello e ama la bellezza” è stata un principio che costituisce l’essenza dell’estetica islamica ed è costantemente tenuto presente dall’arte islamica. In questo contesto, secondo l’Islam, la bellezza è una qualità divina che ci ricorda direttamente Allah. L’arte e l’estetica islamica traggono la loro forza dal riflesso dell’arte e della bellezza divine, di cui tutte le bellezze che vediamo e realizziamo con i nostri occhi e con tutti i sensi sono una sorta di riflesso.

L’artista mussulmano che produce arte islamica sa che non è lui che produce o crea la bellezza nell’opera d’arte, essendo egli sottomesso alle leggi divine. È consapevole del fatto che un’opera d’arte è bella solo se obbedisce all’ordine esistente nell’universo, riflettendo quindi la bellezza universale. Per questo motivo, la persona che cerca di comprendere l’opera di un artista, accede alla conoscenza infinita, al suo potere e alla sua volontà e in un certo senso diventa uno specchio per il suo creatore. D’altra parte poiché l’Islam, che si basa sull’idea di bellezza, mira a contemplare Allah, mira non a rendere concreto Allah, ma punta a rivelarne la Sua unicità e unità. Per questo motivo, non sembra esserci arte nella produzione artistica islamica in cui non si osservi l’efficacia della rivelazione e della spiritualità. Fondando sul concetto che “Allah è bello e ama la bellezza”, tutti gli elementi dell’universo che sono belli sono vie di avvicinamento a Dio.

C’è una differenza tra adorare in una moschea costruita con preoccupazioni estetiche e pregare in un edificio dove nessuna di queste preoccupazioni è considerata. Secondo Titus Burckhardt, l’arte, la cui essenza è la bellezza per natura, ha una realtà sia esterna che interna. In questo contesto, c’è una connessione diretta tra l’arte e l’estetica islamica e gli insegnamenti spirituali dell’Islam (Sufismo). Sollevare il velo sul linguaggio e sui simboli dell’arte islamica e penetrare i significati spirituali di questi simboli è possibile solo comprendendo la dottrina del sufismo. Ciò conferisce all’arte e all’architettura islamiche una qualità sublime e sovrumana.

Il Corano e gli hadith hanno permeato ogni aspetto della vita. Sebbene l’arte e l’estetica islamica abbiano profonde fonti mistiche, queste fonti sono la base della comprensione della bontà e della bellezza. Poiché Allah è un essere trascendente, il contatto con la Sua volontà può essere stabilito solo attraverso il Corano, che è l’opera della rivelazione. Perciò la parola è degna del massimo rispetto e la sua bellezza deve manifestarsi in modo degno della sua gloria. Per questo motivo, la santità del Corano e il rispetto verso di esso sono stati determinanti nella nascita della calligrafia, che è assolutamente unica per l’Islam. Secondo Sayyid Hossein Nasr, la motivazione di fondo per dare tanta importanza alla scrittura e all’arte dell’illuminazione è quella di rivelare l’espressione e la non rappresentabilità di Allah in un modo che si addice alla gloria di kalam (Parola). In questo contesto si leggono la musica, l’abbigliamento, l’architettura, la calligrafia, ecc. Il Corano e gli hadith hanno influenzato direttamente tutte le arti islamiche. Secondo Nasr, la “bellezza”, che include l’utilità, dovrebbe essere vista come un bisogno umano piuttosto che un lusso. Questi due concetti non possono essere concetti contraddittori. Avere una comprensione olistica dell’uomo fa pensare naturalmente che ciò che è brutto è inutile. Ebbene nell’Islam, non solo la bellezza si identifica con la verità e la bontà, ma la bruttezza si identifica anche con la falsità e il male.

Ci sono alcuni elementi distintivi di base nella comprensione dell’arte islamica. Il più importante di questi è l’astrazione, che diventa chiara con l’idea di tanzih (assolvere) e tawhid (unicità), e si mostra con successo nelle opere d’arte. Sebbene non vi sia alcun divieto di rappresentazione nel Corano, e il significato e il limite delle espressioni proibitive negli hadith siano controversi nel tempo, il divieto di rappresentazione è incluso nella dottrina e la pratica dell’arte si è sviluppata in questa direzione e testimonia una generale freddezza verso la rappresentazione degli esseri viventi, soprattutto per come si presentano in natura. Questo approccio, che libera gli artisti musulmani dal dipendere da una tendenza di natura psicologica come quella di delineare le immagini del mondo esterno, portandoli a scoprire il volto interiore degli oggetti, è un principio secondario dell’estetica islamica basato piuttosto sulla preoccupazione dell’unità. I risultati pratici di questo principio sono la semplificazione dell’oggetto e la sua trasformazione in una sorta di geometria, ovvero la sua astrazione. Così, gli oggetti del mondo visibile si allontanano dalle loro caratteristiche precipue e individuali e diventano cliché che riflettono l’universale; le forme cambiano da specifiche a generali e acquistano un carattere simbolico. Nel credo islamico, poiché la “creazione” è riservata solo ad Allah, l’artista non è considerato il creatore della bellezza, ma la persona che la scopre. Per questo l’arte esprime una qualità esistente, la ricerca della bellezza è soprattutto ricerca del Bello.