di Gianfranco Molino

Antonio Presti è un siciliano che ha deciso di dedicare tutto se stesso, compreso il suo patrimonio personale, per far trionfare l’arte in tutte le sue forme. L’idea di Fiumara d’Arte, il museo a cielo aperto di sculture monumentali più grande d’Europa, nasce nel 1982 quando l’improvvisa morte del padre impone al giovane Antonio di assumere la direzione del cementificio paterno. Decide così di interrompere gli studi di ingegneria per dedicarsi anima e corpo alla sua vocazione di artista. L’arte e l’etica diventano i due obiettivi conduttori di tutte le sue scelte.

Antonio Presti, che già colleziona arte contemporanea, pensa di dedicare un monumento alla memoria del padre e si rivolge allo scultore Pietro Consagra. Immagina, fin da subito, di non farne un semplice fatto privato, ma di donare la scultura alla collettività e pensa di collocarla alla foce della fiumara di Tusa, il letto di un antico fiume che un tempo scorreva tra i monti Nebrodi per ventuno chilometri fino all’antica città greca di Halesa. Il progetto muta presto di segno e diventa più ampio. Presti immagina di dar vita a un parco di sculture che coniughi il linguaggio contemporaneo all’aspra bellezza dei luoghi. L’inaugurazione della scultura di Consagra La Materia Poteva Non Esserci, il 12 ottobre 1986, coincide con l’annuncio del museo a cielo aperto. Successivamente, nuove sculture vengono realizzate: Una Curva Gettata alle Spalle del Tempo (Paolo Schiavocampo – 1988); Monumento per un Poeta Morto anche chiamata Finestra sul Mare (Tano Festa -1989); Stanza di Barca d’Oro (Hidetoshi Nagasawa – 1989); Arethusa (Pietro Dorazio, Graziano Marini, – 1989); Labirinto di Arianna (Italo Lanfredini – 1989); Energia Mediterranea (Antonio Di Palma – 1989); Il Muro della Vita (AA.VV, 1991).

Il battesimo del progetto complessivo della Fiumara d’Arte coincide però, paradossalmente, con il suo arresto. Stanza di Barca d’Oro viene messa sotto sequestro durante l’inaugurazione. Lo stesso giorno viene notificato anche un provvedimento contro Finestra sul Mare per occupazione di demanio marittimo e abusivismo edilizio. Contro le opere della Fiumara vengono avviati cinque procedimenti giudiziari e ha inizio l’intricata vicenda processuale che ne blocca di fatto il completamento. Presti viene lasciato solo di fronte alla giustizia, anche se al suo fianco si schierano la stampa e il mondo dell’arte.


Il 2 luglio del 1990 Giuseppe Costa, pretore di Santo Stefano di Camastra, condanna Presti alla demolizione dell’opera di Consagra, a quindici giorni di reclusione e a 23 milioni di lire di multa per avere alterato il territorio, per abusivismo edilizio e per avere violato la legge Galasso. La scultura comunque non sarà demolita, perché Presti si appella e, al momento della sentenza della Corte di Messina, il reato è caduto in prescrizione. Il 10 ottobre 1990 il pretore di Mistretta, Nicolò Fazio, assolve Presti per Stanza di Barca d’Oro con una interessante sentenza, che dimostra come la sensibilità culturale possa filtrare le norme poste a garanzia del cittadino con quella particolare interpretazione evolutiva che scrive la storia della giurisprudenza:

il fatto non costituisce reato, in quanto la stanza nascosta nell’argine non altera lo stato dei luoghi inteso come identità; è escluso il danno alle bellezze paesistiche essendo il concetto di bellezza un dato metafisico difficilmente definibile; non è applicabile la legge Galasso in quanto la Fiumara d’Arte “propone la qualificazione artistica e non già la trasformazione urbanistico-edilizia dello scabro comprensorio dei Nebrodi”.

Ma la Procura di Messina ricorre in appello, unificando successivamente i vari procedimenti in atto contro Fiumara. È del 25 ottobre 1993 la dura sentenza pronunciata dalla Corte di Appello di Messina. Arriva l’ordine di demolizione della Finestra sul Mare considerata edificio abusivo. Presti viene condannato anche per Una curva alle spalle del tempo. In tutto 15 giorni di arresto, 15 milioni di lire di ammenda e 30 milioni di lire di multa. Ma anche stavolta è solo il ricorso di Presti in Cassazione che rimanda la demolizione annunciata. Il 23 febbraio del 1994 la Corte di Cassazione chiude la vicenda annullando l’ordine di demolizione, i provvedimenti della Corte d’Appello e le richieste della Procura di Messina. I procedimenti contro le altre tre opere, Stanza di Barca d’Oro, Energia Mediterranea e Labirinto di Arianna vengono, invece, dichiarati estinti per avvenuta prescrizione. Ma la vera svolta arriva il 6 gennaio del 2006. Dopo 25 anni di battaglie viene riconosciuto il Parco di Fiumara d’Arte. Il Governo regionale approva, infatti,

l’istituzione del percorso turistico culturale di Fiumara d’Arte (Legge Regionale 6/06 dal titolo “Valorizzazione turistica-Fruizione e conservazione opera di Fiumara d’Arte”).

Il 21 marzo 2010 viene inaugurata l’ultima scultura della Fiumara, Piramide – 38º parallelo dello scultore Mauro Staccioli, un tetraedro titanico cavo alto 30 metri, realizzato in acciaio Cor-ten. Ogni anno, quest’opera è teatro di un evento particolare, il Rito della Luce, che si svolge durante il solstizio d’estate quando, al tramonto, il raggio del sole entra all’interno della scultura. Ed è proprio per questo momento che la piramide è accessibile e visitabile al suo interno, diversamente da tutto il resto dell’anno. 

Muovendosi sempre sul filo della provocazione, stanco della retorica e del sistema di potere, che tenta di bloccare ogni idea originale che non rientra nei suoi intendimenti, specie in una terra come la Sicilia, Antonio Presti più volte si è scontrato con le istituzioni, la classe politica, la burocrazia e persino la mafia. Quest’anno, a maggio, a seguito di un controllo dei Nas di Catania al museo-albergo Atelier sul Mare, Presti è stato multato e gli sono state imposte modifiche e alcuni adeguamenti alla struttura per motivi di sicurezza. Alla fine tutto questo si è concluso con una sanatoria per l’apertura di una porta. Nonostante il tentativo di porvi rimedio, il Comune di Tusa gli ha ordinato la chiusura della struttura per mesi, facendo saltare di fatto l’intera stagione estiva.

Da qui la decisione di Presti di chiudere definitivamente l’attività e di licenziare il personale. L’ordinanza del Comune e la conseguente sospensione delle visite al pubblico di una delle collezioni più originali d’arte contemporanea site specific, l’Atelier sul Mare, il museo albergo inaugurato da Antonio Presti il 20 maggio 1990, ha suscitato un’ondata di indignazione con quasi 3mila firme per una petizione online, e una gara di solidarietà che riporta alla memoria episodi già vissuti in anni precedenti di militanza culturale. Un déjà-vu, prove da affrontare per Antonio Presti che ha scelto il valore della differenza, restituito dall’impegno civile e dall’idea di bene comune.

La coerenza necessita di prove – dichiara Presti-, ed è in certi momenti che l’eretico si attiva. Tutto parte dal fatto che alla mia età non mi interessa il riconoscimento, come ogni eretico non sono né vittima né eroe, non sono «anti» e non sono «contro», sono «altro». Ho 70 anni, dopo 40 anni loro cercano ancora di normalizzarmi. L’arte non si deve mai fare normalizzare. In questi anni sono stato incriminato per avere voluto donare alla Sicilia delle opere d’arte. Ed è quello che vorrei fare anche con l’«Atelier sul Mare», ma mi hanno costretto a sospendere questo dono.

Ma l’arte e la cultura di Antonio Presti non si fermano soltanto nella costa nord della Sicilia. A Catania dopo La Porta della Bellezza è stata inaugurata da qualche mese La Porta delle Farfalle, un chilometro e mezzo di installazione in bassorilievi ceramici che trasformato un viadotto in opera monumentale e, i cui artefici e protagonisti sono gli abitanti del quartiere Librino, opera alla quale hanno anche partecipato gli istituti d’arte di mezza Sicilia e coinvolti centinaia di artisti e decine di migliaia di ragazzi: Sento rispetto a Librino – dichiara Presti – hanno capito che le Porte sono loro, il loro senso di appartenenza e di essenza. Adesso questa è la mission di Antonio Presti, non chiudersi in una élite colta ma scendere in mezzo la folla e renderla consapevole della Bellezza. L’importanza del museo a cielo aperto Magma a Librino, sta nel fatto che è un progetto da ammirare e condividere, dal momento che le monumentali porte sorgono e vivono con il territorio circostante sposandosi bene con il quartiere e il suo paesaggio, ma non solo, anche con gli abitanti stessi, che si trovano a contemplare e comprendere ciò che normalmente è reputato incomprensibile da chi non fa arte.

In questo caso il linguaggio artistico diventa universale e alla portata di tutti, perché non viene chiuso nelle quattro mura museali praticate solo dagli addetti ai lavori del settore. La condivisione del pubblico a questo tipo di comunicazione è resa nota dalla partecipazione numerosa ed entusiasta degli abitanti del posto che sono intervenuti alle inaugurazioni, fieri del proprio operato nella costruzione di vere e proprie opere d’arte, che grazie a loro sono diventate reali. In questo modo si è esaltata quella componente di unione, collaborazione e comunità presente in tutta questa azione artistica che torna a far avvicinare l’uomo allo spirito. A Librino la comunità ha accolto il dono e lo rivendica con orgoglio, al contrario, a Tusa il dono, non viene capito, la gente si chiede sempre cosa ci sia sotto e non valuta il grande sviluppo economico di un territorio che questo dono può dare. Ma Presti ringrazia questa ingratitudine, perché ringraziare l’uomo ingrato, apre l’unica via possibile: la strada della bellezza che solca il futuro.