Giorgio AgnisolaGiorgio Agnisola

Un recente volume (Trattati di Architettura e Liturgia, Edizioni Libria) raccoglie le tre opere maggiori di uno dei più originali architetti contemporanei, il benedettino olandese Hans van der Laan ( 1904-1991): Il numero plastico, Lo spazio architettonico, Gioco di forme. Il volume è preceduto da un lungo saggio di Kees den Biesen e Tiziana Proietti, curatori della pubblicazione, che hanno firmato separatamente anche gli ampi testi introduttivi ai tre trattati.

 

Van der Laan fu non solo architetto, ma anche filosofo e teologo e dedicò la sua esistenza ai principi fondativi dell’architettura, che rielaborò secondo un personale modello teoretico, fondato su una attenta analisi fenomenica del mondo naturale. Per van der Laan la realtà fisica è un insieme omogeneo. In “Cose visibili ed invisibili “, capitolo del trattato Gioco di forme, scrive: “Tutte queste forme sono strettamente unite tra loro, costituendo un solo grande insieme…Per questo motivo siamo stati in grado di elevarci, per mezzo di analogie, dal basso all’alto, cioè dalla varietà delle forme e dei tipi di forme all’insieme dei grandi mondi di forme. Al cui culmine sta il mondo delle forme liturgiche”. E ne Lo spazio architettonico: “Una casa implica qualcosa di più della semplice interfaccia tra i nostri piedi e il suolo. Riguarda l’incontro tra tutto il nostro essere e l’intero ambiente naturale”.

 

Ima summis fu il suo motto, coniato da giovane, quand’era ancora novizio. Rifiutò sia nell’architettura che nel pensiero teologico gli pseudo-razionalismi che muovono da concetti astratti, distaccati dalla realtà materiale, per inaugurare un movimento di analisi “ascendente”, dalle ima alle summis , appunto: una sorta di ermeneutica filosofica applicata all’insieme della vita, tornando, scrivono i prefatori, alle fonti, all’esperienza diretta, a partire dalla quale si sviluppano arte, pensiero e fede. Ciò implicava anche un ritorno al passato, o più esattamente all’ origine dei fenomeni, che analizzava con una “osservazione diretta e una ponderazione razionale”, investigando in particolare i valori e gli esemplari primitivi della cultura architettonica. DL’intera opera di Van der Laan fu di fatto animata da una volontà rifondativa della disciplina progettuale e non solo. Egli si mosse a discutere, scrivono i curatori, riguardo all’intera essenza del fare umano.

 

Furono pochi in realtà gli edifici da lui progettati, per lo più edifici di culto, caratterizzati da una equilibratissima essenzialità. La sua opera più conosciuta è stata la chiesa dell’abbazia di St. Benedictusberg, realizzata nel 1967 a Mamelis, vicino Vaals, in Olanda. La sua fede nel pensiero analogico come struttura della nostra stessa esistenza fece supporre una sua adesione a certe espressioni del Neorazionalismo italiano. Ma egli non ebbe contatti né con esso né in generale con il Movimento Moderno. La sua fu una ricerca solitaria, rigorosa ed ispirata. Al cui vertice, come progressiva e autentica rivelazione di sé e del mondo, pose il senso originario della liturgia cristiana.