Evangelos Yfantidis
† Archimandrita Evangelos Yfantidis

The commitment of the Eastern and Western Church to protect the creation is faced here through the precious contribution of Patriarch Bartholomew, promoter of an intense dialogue on the environment with all religions, and of the meeting with Pope John Paul II and Pope Francis. They signed together two important joint declarations, through which they affirmed their common intentions regarding environment and human ecology: the Venice Declaration of 2002, and the Joint Message of 2017.

Due documenti congiunti dai Vescovi dell’Antica e della Nuova Roma: la custodia del creato nel pensiero teologico e pastorale di L.S. Bartolomeo di Costantinopoli, di Giovanni Paolo II e Francesco di Roma


È ormai diventata una tradizione di grande significato ecclesiale la stesura e la firma di “Dichiarazioni Congiunte” da parte dei Patriarchi Ecumenici e dei Pontefici Romani. La prima è stata quella del 7 dicembre 1965, di Papa Paolo VI e del Patriarca Atenagoras, esprimente la reciproca decisione di abolire le scomuniche dell’anno 1054. L’ultima “Dichiarazione Congiunta” – nel senso proprio del termine – tra Roma e Costantinopoli è quella del 30 novembre 2014, in occasione della Visita del Papa di Roma Francesco al Fanar di Costantinopoli, la sede del Patriarcato Ecumenico, allo scopo di riaffermare le loro comuni intenzioni e preoccupazioni su argomenti di comune interesse, riguardanti, come le Dichiarazioni Congiunte precedenti, non tanto questioni teologiche ma argomenti che fanno parte della cosiddetta questione sociale. Tra queste Dichiarazioni c’è ne una del 2002, detta “Dichiarazione di Venezia”1, firmata da Papa Giovanni Paolo II e dal Patriarca Bartolomeo, che si occupa in modo dettagliato di una sola delle questioni che riguardano l’uomo e la società di oggi, cioè il creato e la sua protezione. Un secondo documento congiunto, che vede la luce a distanza di quindici anni dal primo su tale argomento, anche se non rientra nel corpo delle “Dichiarazioni Congiunte”, è il “Messaggio Congiunto del 1° settembre 2017”2 sul creato e la sua protezione, firmato da Papa Francesco e dal Patriarca Bartolomeo.

I firmatari di questi due documenti sono tre leader religiosi di grande rilievo per il Cristianesimo e la società della loro epoca. Da parte della Chiesa di Roma ci sono i Papi Giovanni Paolo II e Francesco, i quali – insieme a Papa Benedetto XVI –, continuando l’opera di Papa Paolo VI, hanno spalancato le porte della Chiesa Romana Cattolica verso il mondo sofferente, creazione inclusa. Giovanni Paolo II, già con l’Enciclica “Evangelium Vitae”, nel 1995, ha dato in realtà inizio al percorso del mondo romano-cattolico verso una sensibilizzazione ecologica3; parlando di una “ecologia umana” in collegamento con “l’ecologia dell’ambiente”, dal 1996 in poi si è espresso anche a favore di una “conversione ecologica”, indicando che “la creatura umana riceve una missione di governo sul creato per farne brillare tutte le potenzialità”4.

Sua Santità Papa Francesco, che con la Laudato Si’, ha mostrato un interessamento particolare per la creazione di Dio, proponendo tra l’altro una nuova ecologia basata sulla parola “μετάνοια” (metanoia), cioè sul totale capovolgimento che si deve operare in chi aderisce al messaggio salvifico di Cristo, ha rilanciato l’idea “che i cattolici devono essere in prima fila nella denuncia delle violenze contro il creato, che determinano nuove povertà, acuendo quelle già esistenti, e nella formulazione di proposte, concrete, per una società più equa nella distribuzione dei beni e più rispettosa del mondo nella definizione dei programmi economici”5. Da parte della Chiesa di Costantinopoli c’è Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, unico firmatario di ambedue i testi, il quale, dalle porte della Chiesa Ortodossa che ha trovato da tempo spalancate da parte del suo predecessore Atenagoras, ha costruito grandi e stabili ponti in tutto il mondo, non solo con tutto il pleroma della Chiesa Ortodossa per confermarlo nella fede6, ma anche con le altre Chiese e religioni e con la società secolarizzata per offrire a quest’ultima il contributo della Chiesa Ortodossa per un mondo migliore, basato sulla protezione di tutta la creazione; proprio per questo motivo giustamente il Patriarca Bartolomeo è chiamato “il Patriarca Verde”.

Continuando l’opera del suo predecessore Demetrio sulla salvaguardia e sul rinnovamento del creato, le sue iniziative occupano una gran parte del servizio del Patriarcato Ecumenico da parte della Chiesa Ortodossa e comprendono Messaggi Patriarcali per il 1° settembre, l’organizzazione di simposi, congressi e seminari, di discorsi e interviste, la pubblicazioni di saggi e di libri7.

La “Dichiarazione di Venezia”, un testo assai ampio, ben strutturato e ricco di contenuti, di circa 1.300 parole in italiano, è stata firmata congiuntamente da Giovanni Paolo II – in collegamento televisivo dalla Biblioteca privata del Palazzo Apostolico Vaticano – e dal Patriarca Bartolomeo, nel pomeriggio di lunedì 10 giugno 2002, nella Sala dello Scrutinio del Palazzo Ducale a Venezia. Era la conclusione del IV Simposio “Religione, scienza, ambiente”, promosso dal Patriarcato Ecumenico e dedicato al tema: “Il Mare Adriatico: Mare a rischio – Unità di Intenti”, e il documento è stato presentato come la Dichiarazione Finale del Simposio. Quel collegamento televisivo, secondo Giovanni Paolo II, ha dato “voce a quell’unità di intenti che il tema stesso dell’evento ha evocato”8.

Per la Chiesa di Costantinopoli e i fedeli ortodossi il fatto stesso della firma della Dichiarazione Congiunta da parte del loro Primate era una cosa consueta, ormai maturata nel tempo, fin dal lontano 1986 con la V Decisione Sinodale della III Conferenza Panortodossa che ha dato inizio a una seria di iniziative importanti per la protezione del creato9, con una ricchezza di contributi che fa della Chiesa Ortodossa la promotrice delle prime esperienze di pastorale ecologica. Per la Chiesa di Roma invece il percorso non era stato egualmente lungo e ricco, anche se era iniziato solo quasi dieci anni dopo Costantinopoli. Si potrebbe dire che in realtà la Dichiarazione di Venezia forse per la prima volta apriva con coraggio nuove strade al pensiero romano cattolico su tale delicata materia di pastorale ecologica. Probabilmente quello che spinse Giovanni Paolo II a firmare la Dichiarazione Congiunta fu, da una parte, il suo amore fraterno verso il Patriarca Bartolomeo – che si può notare in una serie di discorsi e gesti –, come anche la sua riconoscenza dell’apostolato che la Chiesa Ortodossa aveva svolto per la salvaguardia del creato fino a quel momento, in tal modo da poter “respirare” anche sulla questione del creato con “i due polmoni, cioè quello orientale e quello occidentale”10.

D’altra parte Giovanni Paolo II forse si convinse ad apporre tale firma per via delle conseguenze positive che aveva ottenuto nel seno della Chiesa Cattolica Romana l’ormai famosa “Charta Oecumenica” varata a Strasburgo domenica 22 Aprile 2001, dall’allora Metropolita di Francia Geremia [Patriarcato Ecumenico] e dall’allora Arcivescovo di Praga, Cardinale Miloslav Vlk – Presidenti rispettivamente della Conferenza delle Chiese Europee (KEK) e del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE). La Charta Oecumenica, riguardo al nostro argomento, ha richiamato ancora una volta l’importanza della dimensione ecumenica della custodia del creato, invitando, di conseguenza, a citare anche il ruolo fondamentale del mondo romano cattolico nella riscoperta del tema ecologico, “per realizzare condizioni sostenibili di vita per l’intero creato” e per “sviluppare ulteriormente uno stile di vita nel quale, in contrapposizione al dominio della logica economica e alla costrizione al consumo”, si accorda “valore a una qualità di vita responsabile e sostenibile”11. Si potrebbe inoltre pensare che la ben sviluppata Dichiarazione di Venezia ha completato, in qualche modo, il servizio reso dal Cristianesimo nel campo dell’ecologia con la Charta Oecumenica.

Il “Messaggio Congiunto” del 2017 è un testo abbastanza breve – come dovrebbero essere i documenti di questa natura –, con meno di 600 parole in italiano. Fu diffuso in contemporanea in sette lingue – fatto che avrebbe dato al documento una vasta risonanza in tutto il mondo e in tutti gli ambienti –, dalla Sala Stampa della Santa Sede e dal Fanar, venerdì 1° settembre 2017, alle ore 8 di Roma, per la celebrazione della Giornata di Preghiera per la Cura del Creato12.

Papa Francesco ha concordato la stesura di questo Messaggio Congiunto – è la prima volta che Bartolomeo e Francesco firmano insieme un messaggio in occasione della Giornata di 1° settembre, perché generalmente sia l’uno che l’altro firmano un messaggio separato – probabilmente per tre motivi: in primis, per le relazioni di profonda amicizia che lo legano con il Patriarca Bartolomeo, fin dal primo giorno del suo ministero di Vescovo di Roma, condividendo, come racconta il Patriarca Ecumenico, le sue preoccupazioni e priorità, quali il cammino verso l’unità delle Chiese, le conseguenze dell’ingiustizia sociale e la gravità del peccato di inquinare e distruggere l’ambiente13; in secundis, per il buon esito tra il pleroma della Chiesa Romano Cattolica – e non solo – della Laudato si’, un’Enciclica in parte inspirata dal Patriarca Bartolomeo, e dove si sottolinea la dimensione ecumenica della cura del creato; in tertiis, visto che nel Messaggio Congiunto c’è “un vero grido di preghiera”14, che è poi il motivo per cui Papa Francesco ha deciso il 6 agosto 2015 di istituire anche nella Chiesa Cattolica la “Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato”, “condividendo con l’amato fratello il Patriarca Ecumenico Bartolomeo le preoccupazioni per il futuro del creato […] per testimoniare la nostra crescente comunione con i fratelli ortodossi”15; ovviamente Papa Francesco non intendeva una comunione sacramentale ma una comunione di servizio per il bene dell’umanità intera. Come si è detto, “c’è, insomma, una profonda sintonia di ecumene ed ecologia, che il Messaggio conferma ed approfondisce”16.

Il contesto sociale ed ecclesiale in cui vedono la luce i due documenti congiunti è assai ostile a Cristo e al Suo Vangelo. La secolarizzazione, che interpreta la vita dell’uomo a partire da principi etici non correlati alla fede in alcun dio, ha fatto arrivare la società –particolarmente quella europea– a un punto di “vuoto spirituale”17, senza alcuna “speranza in Dio e amore autentico”18, come afferma Bartolomeo di Costantinopoli.

Molte persone sono state portate all’indifferenza religiosa, credono “di aver bisogno solo di proprietà materiali e supporto economico”, rimanendo indifferenti a qualsiasi cosa di “superiore, vero, originale, spirituale”19; non si interessano né dell’esistenza di Dio, né delle religioni in se stesse, non accettano l’esistenza di entità soprannaturali senza prove, e stimano come un valore il non credere e la ricerca della verità attraverso la ricerca positiva, le prove scientifiche e la logica, definendosi “atei”. Tuttavia, se vogliamo cercare la causa fondamentale che ha condotto persone e istituzioni ad allontanarsi dalla verità cristiana e a sostituirne i valori con principi etici, a tal punto da ridurre i cristiani a una minoranza in quelle società una volta interamente cristiane, non la troveremo al di fuori del cristianesimo, bensì fra i battezzati. L’Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta, il Metropolita Gennadios, scriveva alla fine del 2014, osservando coraggiosamente la dura realtà degli ultimi decenni: il popolo di Dio è rimasto essenzialmente “non catechizzato”.

Il risultato di questa situazione è l’ignoranza, la conoscenza imperfetta e la confusione dei battezzati circa la verità cristiana20.
In questo breve esame dei due documenti congiunti – un esame introduttivo, visto che un commento puntuale avrebbe forse rischiato di essere piuttosto approssimativo – toccheremo adesso soltanto alcuni temi che riteniamo importanti. In realtà i due testi, per la loro rigorosa costruzione architettonica e per la ricchezza del loro contributo, andrebbero commentati integralmente e approfonditi sotto il profilo storico, teologico e morale, nonché messi a confronto con i numerosissimi scritti del Patriarca Ecumenico Bartolomeo che trattano della medesima materia. Vale la pane comunque osservare che per chi conosce il modo di pensare e di scrivere dei teologi Giovanni Ziziulas Ghèron Metropolita di Pergamo, Vlassios Phidas e Giovanni Chryssavgis, si potrebbe pensare che essi abbiano collaborato alla stesura dei documenti; i primi due per il testo del 2002 e l’ultimo per quello del 2017.

La scelta metodologica di fondo è quella di sottolineare in modo evidente alcuni argomenti più di altri, seguendo sostanzialmente tre criteri: il primo è la loro attualità, il secondo è il loro essere in sintonia con l’insegnamento fondamentale del Cristianesimo primitivo, mentre il terzo criterio è che questi argomenti favoriscano una comprensione più ampia dell’urgente necessità per l’uomo di prestare attenzione alla creazione.

Ambedue i testi, cercando di indicare i “segni dei tempi”, ai quali il Cristianesimo deve prestare speciale attenzione, ci offrono una panoramica precisa della relazione tra il comportamento umano nella società e la creazione di Dio. La dichiarazione di Venezia presenta la società con queste parole: “Un gran numero di persone patiscono ogni giorno a causa della violenza, della mancanza di risorse, della povertà e della malattia […] le conseguenze negative che si riflettono sull’umanità e su tutto il creato, causate dalla degradazione di basilari risorse naturali come l’acqua, l’aria e la terra, e derivanti da un progresso economico e tecnologico incapace di riconoscere i suoi limiti e di tenerne conto”; e tutto ciò in un mondo di degrado, violenza e spargimento di sangue dove gli uomini hanno “preso decisioni, intrapreso azioni e attribuito valori, che ci stanno discostando da come dovrebbe essere il mondo, ci stanno allontanando dal disegno di Dio sulla creazione, da tutto ciò che è essenziale per la salute del pianeta e della comunità umana”.

Il Messaggio del 1° settembre presenta la realtà sociale con queste parole: “Uno scenario moralmente decadente, dove i nostri atteggiamenti e comportamenti nei confronti del creato offuscano la vocazione ad essere collaboratori di Dio. La nostra tendenza a spezzare i delicati ed equilibrati ecosistemi del mondo, l’insaziabile desiderio di manipolare e controllare le limitate risorse del pianeta, l’avidità nel trarre dal mercato profitti illimitati: tutto questo ci ha alienato dal disegno originale della creazione. Non rispettiamo più la natura come un dono condiviso; la consideriamo invece un possesso privato. Non ci rapportiamo più con la natura per sostenerla; spadroneggiamo piuttosto su di essa per alimentare le nostre strutture. Le conseguenze di questa visione del mondo alternativa sono tragiche e durevoli. L’ambiente umano e quello naturale si stanno deteriorando insieme, e tale deterioramento del pianeta grava sulle persone più vulnerabili. L’impatto dei cambiamenti climatici si ripercuote, innanzitutto, su quanti vivono poveramente in ogni angolo del globo”.

Continuando la nostra trattazione, un punto preponderante, comune in ambedue i documenti, sta indubbiamente nella rilettura della Sacra Scrittura. I due testi partono dall’idea che qualunque riflessione sul creato deve avere come fondamento la Sacra Bibbia, particolarmente il libro della Genesi e per questo la loro prima parte è interamente dedicata a sottolineare tale verità. Viene evidenziato che Dio ha concepito un mondo di bellezza e d’armonia e che Egli lo ha creato, facendo di ogni suo aspetto un’espressione della Sua libertà, della Sua saggezza e del Suo amore; Egli ha dato all’uomo un’anima immortale, fonte di autocoscienza e di libertà, doti intellettuali che lo rendono a Sua immagine e somiglianza. Dio designò l’umanità a collaborare nella custodia e nella protezione dell’ambiente naturale; la terra ci venne affidata come dono sublime, finché, ‘alla fine’, tutte le cose in cielo e in terra saranno ricapitolate in Cristo. Si trova quindi nella Sacra Scrittura “il fondamento del desiderio condiviso da Roma e Costantinopoli di condannare le violenze alle quali il creato continua a essere sottoposto”21.

Nella Dichiarazione di Venezia, esistono tre temi chiave dell’ecoteologia ispirata dalla prospettiva ortodossa e romano-cattolica:
Il primo articola un codice di “condotta ambientale”, che proviene da “un ordine morale oggettivo”, fondato sul riconoscimento da parte dell’uomo “che il mondo è creato da Dio”, allo scopo di “proclamare i valori morali” ed “educare le persone a una consapevolezza ecologica, la quale non è altro che la responsabilità assunta nei confronti di se stessi, nei confronti degli altri e nei confronti della creazione”. Condizione indispensabile per arrivare a questo è un “atto di metanoia” e “il rinnovato tentativo di considerare noi stessi, di considerarci l’un l’altro, e di considerare il mondo che ci circonda, nella prospettiva del disegno divino sulla creazione”. La metanoia –concetto fondamentale per la Chiesa Ortodossa e in pienissima risonanza con il pensiero di ambedue i firmatari riguardo alla nostra questione– proposta dai due leader, in questo caso non è altro che “un cambiamento quanto più possibile radicale, che potrà indurci a cambiare il nostro stile di vita, i nostri insostenibili modelli di consumo e produzione”. Il codice di condotta ambientale proposto da Giovanni Paolo II di Roma e Bartolomeo di Costantinopoli comprende tre principi molto dettagliatamente esposti nella Dichiarazione:

I. Riacquistare l’umiltà, riconoscere i limiti delle nostre forze e i limiti della nostra conoscenza e della nostra capacità di giudizio;

II. “Ammettere con franchezza che l’umanità ha diritto a qualcosa di più di ciò che vediamo intorno a noi”; e

III. “Implorare da Dio Creatore che egli illumini tutte le genti, ovunque esse siano, affinché esse sentano il dovere di rispettare e salvaguardare con cura la creazione” punto che verrà interiormente sviluppato all’interno del testo congiunto del 2017.

Il secondo tema chiave della Dichiarazione di Venezia sono i sei “obiettivi etici”, sui quali i Vescovi dell’Antica e della Nuova Roma invitano “tutti gli uomini e tutte le donne di buona volontà a riflettere” sotto il profilo sia teologico che storico. Questi importanti obiettivi sono anch’essi ben illustrati, e qui ci limiteremo a elencarli:

I. “Pensare ai bambini del mondo quando riflettiamo sulle nostre scelte e le valutiamo prima di agire”;

II. “Essere disposti a studiare i veri valori basati sulla legge naturale che costituisce il fondamento di ogni cultura umana”;

III. “Adoperare pienamente e in modo costruttivo scienza e tecnologia, riconoscendo nel contempo che le acquisizioni della scienza vanno sempre valutate alla luce della centralità della persona umana, del bene comune e dello scopo profondo della creazione”;

IV. “Essere umili circa l’idea del possesso, e aperti alle domande che vengono rivolte al nostro senso di solidarietà”;

V. “Riconoscere la diversità delle situazioni e delle responsabilità nell’opera che tende a migliorare l’ambiente del mondo”; e

VI. “Promuovere un approccio pacifico per quanto riguarda il disaccordo esistente su come convenga vivere su questa terra, come condividerla, come usarla, ciò che è necessario cambiare, e ciò che deve restare immutato”.

L’ultimo tema chiave del testo del 2002 sta proprio nella speranza che i due leader cercano di dare all’uomo di oggi, in due parti diverse della Dichiarazione, poco prima dell’esposizione del codice di condotta ambientale e nella conclusione del documento, che riportiamo integralmente: “Dio non ha abbandonato il mondo. Egli vuole che il suo disegno e la nostra speranza in esso si realizzino per mezzo della nostra collaborazione nel ristabilire la sua originaria armonia. […] Non è troppo tardi. Il mondo di Dio ha un incredibile potere di guarigione. Nell’arco di una sola generazione, potremmo imprimere alla terra il giusto orientamento per il futuro dei nostri figli. Esprimiamo l’auspicio che sia la nostra generazione, quella di oggi, a farlo, con l’aiuto e con la benedizione di Dio”.

Nel Messaggio del 1° settembre 2017 il pensiero chiave è soltanto uno: “La dignità e la prosperità umane sono profondamente connesse alla cura nei riguardi dell’intera creazione”. Per sostenere tale pensiero, Bartolomeo di Costantinopoli e Francesco di Roma rivolgono tre appelli, analiticamente esposti nel Messaggio Congiunto. Il primo viene indirizzato a tutta l’umanità: “La chiamata e la sfida urgenti a prenderci cura del creato costituiscono un invito per tutta l’umanità ad adoperarsi per uno sviluppo sostenibile e integrale”. Il secondo, rivolto ai lettori e agli ascoltatori del Messaggio, è un invito alla preghiera con l’obiettivo di “cambiare il modo in cui percepiamo il mondo allo scopo di cambiare il modo in cui ci relazioniamo col mondo”, e segue dichiarando che “il fine di quanto ci proponiamo è di essere audaci nell’abbracciare nei nostri stili di vita una semplicità e una solidarietà maggiori”. L’ultimo e urgente appello è indirizzato a quanti occupano una posizione di rilievo in ambito sociale, economico, politico e culturale, allo scopo di “prestare responsabilmente ascolto al grido della terra e ad attendere ai bisogni di chi è marginalizzato, ma soprattutto a rispondere alla supplica di tanti e a sostenere il consenso globale perché venga risanato il creato ferito”.

Concludendo la presentazione dei due documenti congiunti, si può arrivare a tre spunti interessanti a nostro parere:

I. Innanzitutto lo sforzo per arrivare alla promulgazione dei testi ha manifestato la sinergia e la grande volontà di collaborazione tra Roma e Costantinopoli su un tema molto rilevante e dibattuto a causa della delicata congiuntura internazionale quale la custodia del creato. Si tratta di due documenti certamente positivi, frutto della riflessione ed esperienza vissuta tra due Chiese diverse che però con questi testi hanno detto insieme una serie di cose importantissime. I due testi non sono un elenco o un prontuario di soluzioni cristiane ecumeniche ai problemi della creazione, ma sono innanzitutto la prospettiva di un atteggiamento interiore e di fondo per il Cristiano, a qualsiasi Chiesa appartenga verso la realtà sociale odierna e dell’impegno richiesto per risanare il creato ferito. Si tratta di affermazioni fondamentali e dunque il contenuto di tali documenti è una grande sfida per il futuro e non solo la registrazione di cose su cui un accordo tra Costantinopoli e Roma, tra Ortodossia e Cattolicesimo Romano, esiste da tempo. I documenti, con il loro volto e carattere ecumenico sono capaci di essere universalmente intesi e di raccogliere il consenso di tutti, anche di quelli che non condividono la Fede in Cristo;

II. I documenti, sensibili alle nuove sfide del mondo contemporaneo, grazie alla loro proposta di alcune scelte coraggiose e sotto certi aspetti “nuove” riguardo al rapporto Chiesa-uomo-mondo, aprono alla coscienza dell’uomo di oggi le ricchezze dell’insegnamento della Fede del primo millennio, messa a suo servizio diretto. In sostanza, ambedue i documenti congiunti esprimono due inviti concreti: in primis, quello ad andare oltre un ecologismo di maniera o solo moralistico, proprio per riscoprire il significato profondo del Creato; e in secundis, l’invito a svolgere una profonda riflessione e un esame personale e comunitario –sia in termini di adesione alla Sacra Scrittura che di metanoia personale– riguardo alla conformità tra le indicazioni etiche contenute nei documenti e il proprio stile di vita rispetto al creato, perché i modi di vita esistenti non sono più sostenibili;

III. Infine, si deve sottolineare che i tre leader, redigendo i due documenti congiunti, hanno contribuito a dare credibilità al Cristianesimo, in un mondo segnato dalla secolarizzazione, offrendo una risposta concertata e collettiva alla sfida della crisi ecologica e dei cambiamenti climatici, riconoscendo e condividendo la loro comune responsabilità e indicando una risposta concertata e collettiva22. Papa Giovanni Paolo II, Papa Francesco e il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, in un modo del tutto profetico, come spetta particolarmente ai Vescovi dell’Antica e della Nuova Roma, si sono espressi insieme e adesso resta al popolo di Dio recepire i documenti congiunti, cioè accoglierli, comprenderli e metterli in pratica.


1. Dichiarazione Congiunta di Papa Giovanni Paolo II e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo, 10.06.2002, in Ortodossia.it
2. Messaggio congiunto di Papa Francesco e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo per la celebrazione della Giornata di Preghiera per la Cura del Creato, 01.09.2017, in Ortodossia.it
3. Per ulteriori dettagli sull’argomento vedi: Paul Haffner, L’eredità ecologica di Papa Giovanni Paolo II e la bioetica, in Studia Bioethica, 1(2008), 25-31.
4. Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 17 gennaio 2001, in Vatican.va
5. Riccardo Burigana, Una prima lettura del Messaggio congiunto per la Giornata mondiale di preghiera del creato 6. Cfr. Luca 22,32. 7. Una prima registrazione cronologica soltanto delle più importanti attività del Patriarca Bartolomeo svolte dal 1992 fino a 2005 si può trovare in: Evangelos Yfantidis, Chiesa Ortodossa e comunità internazionale: il contributo del Patriarcato Ecumenico alle relazioni interreligiose (1971-2005), Asterios Editore, Trieste 2017, 179-180.
8. Saluto del Santo Padre Giovanni Paolo II, in Vatican.va
9. Evangelos Yfantidis, o.c., 175 e sgg.
10. Giovanni Paolo II, Allocutio Lutetiae Parisiorum ad Christianos fratres a Sede Apostolica seiunctos habita, 31 maggio 1980: AAS 72 [1980] 704.
11. CHARTA OECUMENICA. Guidelines for the Growing Cooperation among the Churches in Europe, in Ceceurope
12. Comunicato della Sala Stampa: III Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato, 31.08.2017, in Vatican.va
13. Bartolomeo: quello di Papa Bergoglio è un pontificato “radicale”, in La Stampa
14. Gianni Valente, Francesco e Bartolomeo: che Dio ci aiuti a salvare la sua creazione, in La Stampa
15. Lettera del Santo Padre Francesco per l’istituzione della “Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato” [1° settembre], in Vatican.va
16. Simone Morandini, Il creato, responsabilità ecumenica, in Il Regno.it
17. Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατά τήν Ἱερατικήν Σύναξιν τῆς Ἱ. Μητροπόλεως Σισανίου καί Σιατίστης εἰς τόν Ἱ. Μητροπολιτικόν Ναόν Ἁγίου Δημητρίου Σιατίστης (26 Ὀκτωβρίου 2012), in Ec-patr.org
18. Πατριαρχική Ἀπόδειξις ἐπί τοῖς Χριστουγέννοις 2005.
19. Cfr. Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου κατά τήν Ἱερατικήν Σύναξιν τῶν Κληρικῶν τῆς Ἱερᾶς Μητροπόλεως Καστορίας (2 Ἰουλίου 2012), in Ec-patr.org
20. Λόγος Συνόδου. Τά κείμενα τῆς Ἁγίας καί Μεγάλης Συνόδου τῆς Ὀρθοδόξου Ἐκκλησίας, Κρήτη 2016. Εἰσαγωγή: Ἀρχιμ. Εὐάγγελος Ὑφαντίδης, Ἀθήνα 2017, 17-20.
21. Cfr. Riccardo Burigana, o.c.
22. Cfr. Messaggio congiunto di Papa Francesco e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo per la celebrazione della Giornata di Preghiera per la Cura del Creato, 01.09.2017, o.p.