
Meditazioni a san Giovanni Rotondo
per i bronzi di Francesco Messina
Prologo – Riconciliazione
San Giovanni Rotondo: un’emozione
che nuovo tono dà all’esistenza,
abbandonato alla riflessione
su quella sovrumana sofferenza
patita (ed ora è nostra penitenza)
in nome della riconciliazione
offerta all’uomo: lucida esperienza
fino al calvario, vetta di passione.
Via crucis di un meriggio faticoso
– arrampicato a desideri spenti –
viva nell’improvvisa volontà
di superare le perplessità
– inariditi quotidiani stenti –
intenso in un momento di riposo.
1 – La condanna
Tu con Pilato
alla verità sordo:
tu contro il mondo.
Ascolti la condanna, rassegnato
a bere nel tuo calice dal fondo,
a consumare – come fu dettato –
il tuo cammino, per salvare il mondo;
ma non pensavi che così profondo
fosse l’odio dell’uomo: immeritato,
nemmeno fossi l’essere più immondo,
lo scritto che per te fu preparato.
Subito, se dev’essere, il destino
si compia che per te salva la gente;
venga, se e già decisa, la tua fine:
ti daranno sollievo quelle spine,
se chi ti uccide poi non potrà niente
contro la verità del tuo destino.
2 – La croce
Ecco la croce:
inascoltata, scherno
alla tua voce.
Ognuno ti ha donato il suo fardello
che grava le tue spalle di dolore:
forte della tua fede tu sei quello
che ci redime con il suo amore,
che libera ciascuno dal terrore,
dall’eterna paura: tu, il più bello
dei figli d’uomo fatto salvatore,
li hai benedetti con un ramoscello
e in cambio ottieni il peso della croce,
viatico di dolorosa via,
ultimo schermo per l’indifferenza
di chi ostinata sente l’impotenza
della tua remissione, della pia
ma inascoltata, ma perduta voce.
3 – La caduta
Cadi: la pena
dell’umanità intera
sulle tue spalle.
Sapevi che pesante era l’ascesa
a conquistare una novella vita
da regalare a noi, amara impresa
che poi nemmeno ci sarà gradita;
ma più pesante appare la salita
se addosso senti già come ti pesa,
non più soltanto tua, l’infinita
eredità che ti sarà contesa.
Chi vorrà riconoscere che hai
compiuta la missione vittoriosa
e prepararsi a vivere con te
nel nuovo regno che prometti, se,
abbandonando te all’ardua sposa,
già si confonde e non sa più che fai?
4 – La madre
Trema la madre
al sacrificio vinta
ma in te si fida
Vinta non è la madre del poeta
dalla protervia degli umani: spera
che vita si rinnovi nella creta
del figlio suo, che viva oltre la sera
del giorno stabilito, che sia vera
la confessione che la fa inquieta:
sarà travolto dalla notte nera
però non fallirà l’ultima meta.
Cantore di una vita oltre la vita,
il martire ha sofferto senza prezzo
per una comunione non avuta
ma la sua pena non sarà perduta:
malgrado abbia dagli uomini disprezzo
la sua vittoria sarà infinita.
5 – L’aiuto
È Padre Pio
il cireneo che offre
aiuto a Dio.
La cattiveria ti sorregge: ha voglia
di farti riposare e poi soffrire
ancora, per avere la tua spoglia
oltre il dolore che si possa dire;
ma, se la carità non può finire
nell’animo di chi del suo si spoglia,
ti è dolce la pietà che fa sentire
quanto infinita sia per te la doglia.
L’anima buona che ti presta aiuto
sa invece che di te si può fidare
e in te ripone la sua sofferenza.
L’anima buona cerca la clemenza
che in te solo chi è buono può trovare.
L’anima buona questo l’ha ottenuto.
6 – Veronica
Tregua d’amore
Veronica solleva
il tuo dolore.
L’immagine del volto che si bagna
nell’amorevole consolazione
ora diventa forza che accompagna
chi soffre nella sua disperazione
(se, vinto da vergogna per l’azione
infame contro chi più non si lagna,
in sé scopre una nuova devozione);
sarà l’amore che le piaghe stagna.
Tregua di un gesto, pausa nell’affronto
che remissivo il martire riceve,
la tenerezza gli dà nuova lena:
e in quella carità per la sua pena
balsamo di misericordia beve
il condannato al suo calvario pronto.
7 – Seconda caduta
Tu cadi ancora
ma l’eterno chiama
più dura prova.
Sempre più grave il peso che ti opprime:
qui non è amico che ti sia vicino.
Nella nostra memoria ora si imprime
il dono del tuo corpo: il pane e il vino.
Duro, sapevi, era arrivare fino
alla tua gloria, alle più alte cime
di carità segnate al tuo cammino:
la via che la vita a noi redime.
Cadi e ti vince la stanchezza, soffri
di non poter resistere di più,
ma stai vincendo per l’eternità.
Fra poco la tua voce ci dirà
come venire a cogliere lassù
l’eterna ricompensa che ci offri.
8 – L’incontro
Non puoi fermarti:
non rallenta il destino
pietà d’incontro.
Cumula su di te ogni altra pena
né ti può confortare quel dolore
che non arresta ma gonfia la piena
di sentimenti che ti dà l’amore.
Sembrano ormai inutili le ore
e lo stesso tuo peso sulla schiena
se il viso degli amici ha quel terrore,
se la fiducia in te non è più piena.
E vorresti affrettarti sulla vetta
del tuo calvario: segnerà la fine
di questo tempo dedicato al poi,
a riscattare con la vita noi
che, non riconoscendo il nostro fine,
ripudiamo il tuo bene così in fretta.
9 – Terza caduta
La terra aspetta
l’estrema tua caduta
ma tu risorgi.
È morbida la terra cui darai
tra poco la solenne delusione
(ma lei lo sa che non le apparterrai)
perché ben altra è la tua salvazione.
Però riposa nella tua creazione
un poco almeno: chi ti uccide ormai
è compiaciuto della tua passione,
e libero tu invece te ne andrai.
A noi rimane, della sofferenza
inflitta a chi doveva sopportare
anche la pena delle nostre pene,
la consapevolezza che ci tiene
avvinti e soli ai piedi dell’altare,
rimpiccioliti nella nostra essenza.
10 – Spogliato
È più crudele
l’offesa dei fratelli
al tuo soffrire.
Il ghigno di chi offende suo fratello
è lo stupore che ti segna il volto
– ormai non preoccupato più di quello
che non hai dato, che ti viene tolto:
quanto hai potuto non è stato molto
e certo non te ne sei fatto bello
per essere additato dallo stolto
come colui che si fa ricco dello
splendore dell’altrui riconoscenza;
perché non hai voluto avere niente
che non fosse anche d’altri più che tuo.
E se ciascuno avesse dato il suo,
seguendo te, non ci sarebbe gente
a lamentarsi della sua indigenza.
11 – Crocifisso
Grido di carne
alla salvezza offre
il tuo dolore.
Il chiodo che trafigge la tua mano
grida nella tua carne la paura
dell’uomo che ha voluto farti umano
per liberarsi della tua natura;
ma non arriverai a sepoltura
e quel terrore sarà fatto vano:
più di qualsiasi altra creatura
tu poi sarai considerato umano,
pure nella divina dimensione
della tua sorte, pure nel tuo dramma
di ambigua sorprendente verità.
Ora ti inchioda il corpo l’umiltà
che già ti fece figlio di una mamma,
e a noi non sarà data altra occasione.
12 – La morte
Tu, figlio e padre:
non resta che sperare
a te protesi.
Ti assiste la dolcezza e la passione:
sospeso il capo al massimo volere,
di chi ha creduto nella tua missione
e attende la conferma al suo potere.
Alla tua fonte ora possiamo bere
la forza per riprendere l’azione:
l’esempio che ci dai ci fa sapere
come evitare ogni tentazione.
Ti assiste ora l’amico, e lì è tua madre
e non si può che credere o morire
insieme a te – non resta che sperare
che insieme a te possa resuscitare
la nostra vita che sembra avvizzire
senza di te, nostro fratello e padre.
13 – Deposizione
Vieni, riposa:
non ci abbandonare
perduti a noi.
L’incredula pietà che ti sostiene
si chiede quanto possa ancora il nome
di chi nel nome della fede viene,
mentre le forze umane sono dome.
Eppure già ci domandiamo come
di te saranno le giornate piene,
se di te svuoterai le nostre some,
se ci abbandoni come adesso avviene.
Tu scendi nella tomba, che sarà
bozzolo della tua trasformazione
prima della vendetta sul peccato
di chi peccò contro il tuo bene ingrato
sfidando nella tua liberazione
l’estrema prova della verità.
14 – Il sepolcro
Nel tuo sepolcro
fermenta nuova fede:
resurrezione.
Infinita dell’uomo è la sconfitta
che in te non ha riposto la sua fede,
che non ha letto la parola scritta
per ogni buono che conforto chiede
e già vicino a te sicuro siede,
mentre la sua paura si è confitta
nel sasso che t’accoglie e non possiede.
Presto sarà la tua ragione invitta.
La terra non ti avrà che un solo istante:
dopo sarai la vita che ciascuno
in te saprà riporre, la speranza
che in te avrà la più sicura stanza,
la più diritta strada per ognuno,
se solo in te si sentirà importante.
Epilogo – Il volo
Educheremo piccoli innocenti
a ricordare la tua carità,
anche se ci sappiamo indifferenti
alla lezione della tua pietà
e fieri di una superiorità
che di noi stessi ci farà incoscienti
fotografando la tua verità,
di ogni altra consapevoli indigenti.
Liberato dalla crosta del male,
tu ascendi la pericolosa via
che ti allontana dal nostro sentire:
fossimo almeno in grado di capire
dove ci porterà la nostra via,
precipitoso scendere di scale.
