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Essere perdono per una nuova umanità

autore
Francesco Fiorillo

Ho sempre immaginato il perdono come il profumo che emanano i fiori dopo essere stati calpestati. Ho sempre immaginato la misericordia di Dio come un abbraccio improvviso, inaspettato, non richiesto. L’amore vero non si merita, si accoglie. Possedere, trattenere, costringere l’altro a volerci bene ci allontana dall’Amore, non rende mai una relazione libera e matura, e se un rapporto d’amore non mette radici nella libertà non può chiamarsi Amore.

L’amore non ti tiene chiuso a chiave. L’amore non ti dice dove andare. L’amore non ti ferisce.

L’amore libera o non è amore. L’amore sa trasformare la tempesta in sacro. Sa aprire i varchi più chiusi. Sa coltivare i sogni più bizzarri. Sa sognare e farti uscire il sangue sotto le unghie. Sa piantare semi spazzati via dal vento. Sa smuovere le montagne e dire al gelso va a piantarti nel mare. L’amore sa. Sa quello che hai gioito e sofferto, quello che hai rischiato e perdonato, quello che hai dimenticato e quello che hai sperato. L’Amore lo sa. E se l’amore lo sa, tu puoi sentirlo nel regalare il perdono e la misericordia, uniche vie d’uscita dal labirinto senza parenti in cui l’umanità è intrappolata.

Spesso sono due i motivi per cui smettiamo di camminare nella vita, per cui ci sentiamo avvolti da una strana stanchezza, per cui sentiamo un vuoto nello stomaco che ci appesantisce il cuore: il primo motivo potrebbe essere perché dobbiamo perdonare noi stessi, per qualche errore commesso; il secondo motivo potrebbe essere perché dobbiamo perdonare qualcuno, nostro padre o madre, fratello o amico, moglie o marito. Se non mettiamo in moto il processo del perdono difficilmente riprenderemo a vivere.

Quello che senti dentro come voragine e vertigine, probabilmente è quel senso di colpa, che ti sta divorando come un tarlo, per un errore commesso, una svista, uno sbaglio fatto. Smetti di dargli da mangiare. Non farti più del male. Perdonati. Scaccia via il senso di colpa, anzi appena ne senti l’odore non permettergli di annidarsi dentro di te. Il senso di colpa ha solo uno scopo quello di paralizzarti, di non farti scegliere. Il senso di colpa ti fa rimanere dove sei, immobile, nel panico e nella paura. Va da sé che questo non è il sogno di Dio per te. Il senso di colpa non viene mai da Dio, ma viene dal Nemico, da quello che comunemente chiamiamo Diavolo, il divisore, che non sa amare e non vuole amare, perché non ha fantasia e ti fa ripetere sempre le stesse cose, sempre gli stessi errori, è abitudinario, ripetitivo, da questo tu lo riconosci. Usa sempre la tecnica del non farti «sentirti degno» dopo che hai commesso uno sbaglio, ti tira ancora più giù, ripetendoti parole e stati d’animo che ti fanno sentire ancora più male, di come già ti senti. È il gioco del Nemico. Quello di suggerirti di mollare tutto, perché tanto tu non cambi, non puoi farcela, tanto da non essere degno nemmeno di perdono e dell’amore di Dio per te. L’obiettivo è annullarti, polverizzarti, sparire, vergognarsi. Eppure ti dico che non è così. L’unico modo per allontanare l’esercito del male dentro te è perdonarti e accoglierti come sei. Volerti bene. Rialzarti e continuare a vivere. Sono bugie, menzogne quelle che il Nemico sussurra al tuo cuore.

Il perdono è l’unica via d’uscita. Perdonare chi ci ha fatto del male è la nostra libertà. Non si improvvisa, ma si impara. Un passo alla volta. È un percorso, non credete mai a chi dice: «mettiamoci una pietra su» oppure «giriamo pagina». Capite da soli, che mettere una pietra su significa che il male è solo momentaneamente nascosto, ma resta sotto una pietra pronto a sbucare di nuovo fuori; che girare la pagina significa conservare quella precedente. Il perdono è altro. E’ cancellare il male ricevuto, è arrivare a trasformare quel male subìto in una possibilità di vita. Perdonare è togliere la forza all’altro di continuare a farci del male. Se non perdoni tuo padre, tua madre, o tuo fratello o amica, o moglie o marito non potrai mai tornare a vivere pienamente il sogno di Dio in piena libertà. Perché perdonare è rimanere liberi, non più schiavi del torto ricevuto. Imparare a distinguere l’errore dall’errante, il peccato dal peccatore, distinguere per non confondere.

Perdonare non è giustificare, non è dimenticare, perdonare sicuramente non significa non reagire, non è debolezza. Ma perdonare è agire liberi dall’odio, dal rancore, dal risentimento, essere liberi dalla frustrazione, agire secondo consapevolezza, lucidità, discernimento del cuore, empatia, compassione. Dopo che avrai perdonato, non sarà più l’ego ferito a reagire, ma uno spirito consapevole che agisce nel mondo libero e potente. Le tue azione saranno profondamente incisive, libereranno le altre persone dal dolore. Liberando che ti liberi. Liberandoti che ti liberi.

L’unico vero nome di Dio è Perdono. «Misericordia voglio e non sacrifici». C’è solo una cosa che Dio non può fare: non amarci, non perdonarci, staccarsi da noi. Ci piaccia o no. Dio perdona «non sette volte, ma settanta volte sette» e senza se e senza ma. Non chiede nulla in cambio. Dare e avere, vendere o comprare sono modi che offendono l’amore. L’amore non si compra, non si mendica, non si impone, non si finge. Non adoperare con Dio la legge scadente del baratto dove tu dai qualcosa a Dio perché lui dia qualcosa a te. Dio non si compra ed è di tutti. Dio è amore, chi lo vuole pagare va contro la sua stessa natura e lo tratta da prostituta. «Quando i profeti parlavano di prostituzione nel tempio, intendevano questo culto, tanto pio quanto offensivo di Dio» (Silvano Fausti).

Dio ci chiede solo di aver compreso l’errore «nessuno ti ha condannata? Nemmeno io, ora va e non peccare più». Geniale. Impariamo da Lui. Unico modello e riferimento del nostro andare. Tutto sta in quel «ora và», se l’hai capito di aver commesso un errore, non starci troppo su, non farlo più, almeno prova a non farlo più. Dio stesso ti dice: «Tu non sei i tuoi errori», tu vali molto di più. Qualsiasi possa essere il tuo sbaglio, grave che sia, non potrà mai impedire a Dio di amarti e di sostenerti nel cammino.
L’intero Vangelo ci indica questo sentiero di misericordia. Nella nostra esperienza di Fraternità del Monastero San Magno, proviamo semplicemente a far sperimentare a ciascuno i tre passaggi del «Padre Misericordioso»: «Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.»

Quando era ancora lontano: non è necessario essere vicini a Dio per essere amati, non è una condizione indispensabile. Si è amati, visti, stimati da Lui anche quando siamo ancora lontani. La lontananza non è mai distanza per Dio.

Commosso gli venne incontro: è Dio sempre a prendere l’iniziativa. Corre verso noi, si lancia verso il nostro dolore, commuovendosi. Non come un Dio guerriero e forte, ma si avvicina a noi come Dio debole e fragile, con le lacrime agli occhi, pieno di passione e commozione al vederci sull’ orizzonte delle nostre notti, rinunciando così alla Sua onnipotenza, o meglio mostrando la sua Onnipotenza che è perdono totale.

Gli si gettò al collo e lo baciò: Non ci viene richiesto nessun cammino penitenziale, nessun senso di colpa da ruminare, nessuna contrizione ed espiazione. Quello che ci viene chiesto è lasciarci amare, lasciarci abbracciare, baciare, lasciarci stringere al Suo petto.

Perdonare è irragionevole, illogico, innaturale.
Per questo ne vale la pena provare.
Perdonare è inafferrabile, follia, energia, benessere.
Per questo ti dico di rischiare.
Perdonare è vulnerabile, armonia, decentramento.
Per questo io non mento.
Perdonare è andare oltre, rinnovare, ripartire
lasciare, saltare, danzare dentro la tempesta.
Perdonare è togliere all’altro la forza di continuare a farti del male.
Solo così tornerai a vivere.